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Museo delle Trame Mediterranee

Museo delle Trame Mediterranee

Il Museo delle Trame Mediterranee di Gibellina

Il museo, istituito con la donazione del suo fondatore, Ludovico Corrao, è stato inaugurato nel 1996. Insignito del premio ICOM (International Council of Museums) per il miglior progetto di mediazione culturale, nel 2017 ha ricevuto una menzione speciale per il progetto realizzato in occasione di F@mu – Giornata nazionale delle famiglie al museo e dal 2020 aderisce al progetto del Comitato Italiano per l’UNICEF “Musei e biblioteche amici dei bambini e degli adolescenti”.

Il Museo ha sede nel Baglio Di Stefano che, ricostruito a seguito del disastroso sisma che nel 1968 colpì la Valle del Belìce, costituisce un esempio architettonico di interesse artistico e culturale delle tipiche masserie che punteggiano le campagne trapanesi.

Ceramiche, tessuti, gioielli, costumi, reperti archeologici, si relazionano abbattendo la gerarchia tra le arti, considerando la produzione artistica dell’uomo nel suo insieme, senza distinzione tra arti maggiori e arti minori, considerando gesti, manufatti, idee, oggetti quotidiani, tutti degni di concorrere alla definizione di un patrimonio di conoscenze.

Sequenze aperte di forme e decori indicano linee di appartenenza comune che derivano da matrici decorative primigenie (arabesco, scritture, geometrie).

Le presenze simboliche dei manufatti coabitano accanto ai capolavori dei maestri dell’arte contemporanea rompendo con la tradizionale idea di creatività.

Il Granaio accoglie la collezione d’arte contemporanea, tra le più importanti d’Italia. Le opere documentano la permanenza degli artisti a Gibellina e il loro apporto per il progetto di ricostruzione della città dopo il sisma, oltre ai più recenti contributi degli artisti in residenza.

Sono in mostra, tra gli altri, le scenografie della grande stagione del teatro iniziata nel 1982 con “Gibella del martirio” di Emilio Isgrò, le macchine spettacolari di Arnaldo Pomodoro per la trilogia dell’”Orestea, il “Tappeto Volante”, installazione simbolo della convivenza tra civiltà; le opere di Consagra, Accardi, Dorazio, Turcato e molte altre testimonianze. Nel cortile antistante il Granaio, è collocata la “Montagna di sale” con i cavalli-ariete di Mimmo Paladino, scenografia realizzata per le Orestiadi del 1990: l’opera è considerata tra i più grandi lavori del maestro della Transavanguardia italiana. Solo geograficamente distanti, si distendono dietro la collina del Baglio Di Stefano, il grande Cretto di Alberto Burri e a Gibellina Nuova, la “Stella” di Pietro Consagra e la costellazione di opere che connotano l’ambiente urbano.

 

Museo a cielo aperto tra arte e natura

Gli spazi del Baglio Di Stefano consentono di poter effettuare anche visite all’aperto e in sicurezza. I cortili e i giardini sono disseminati di opere d’arte eterogenee dando la possibilità agli studenti di fare anche un’esperienza tattile, conoscere gli artisti, le tecniche e i materiali delle opere, osservare il paesaggio del Belìce tra vigneti e uliveti.

Materiali scaricabili

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